Archive for marzo, 2009

Catturare l’attenzione in città…

primo articolo sul mensile SALLUSTIO

primo articolo sul mensile SALLUSTIO

In città si comincia a parlare di TRANSIZIONE… la brochure, lasciata un pò ovunque, incuriosisce le persone, alcune autorità locali iniziano a domandarsi cosa sia la transizione, il GAS va avanti (chi è interessato ci contatti, siamo sempre di più!) e sui giornali locali si incomincia a trovare un pò di spazio: SALLUSTIO è  un mensile cittadino e il redattore si è subito dimostrato interessato al movimento di Transizione. Di seguito, il primo articolo pubblicato a Marzo (ne seguiranno altri).
Buona Transizione!!! Francesca

“Transizione: un nuovo movimento culturale per progettare le città del futuro

Transizione è un termine che evoca l’idea del passaggio tra due situazioni diverse e il movimento culturale che prende questo nome ha come fondamento il cambiamento del modo di vivere per superare le difficoltà che oggi si presentano al mondo industrializzato.

Robert  Hopkins, professore inglese, è il fondatore di Transition.  Nel 2003 insegnava a Kinsale e con i suoi studenti creò il Kinsale Energy Descent Plan un progetto strategico che indicava come la piccola città avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza in un mondo in cui il petrolio non fosse stato più economico e largamente disponibile.

L’industrializzazione negli ultimi duecento anni ha profondamente modificato i modi dell’esistenza creando certamente benessere e un enorme crescita delle conoscenze: tutto è stato reso possibile dallo sfruttamento di fonti fossili per produrre energia a basso prezzo pensando che le possibilità del pianeta di dare energia fossero illimitate.

Oggi si inizia a riflettere anche sui danni prodotti da questo tipo di crescita: aumenta la consapevolezza di un inquinamento che se non sarà fermato porterà a conseguenze che non si possono valutare e della profonda iniquità sociale che consente ancora oggi la morte per fame di un miliardo di persone.

Rob Hopkins e i suoi studenti sono partiti da una semplice riflessione e cioè su cosa potrebbe accadere nel nostro mondo se venisse a mancare il petrolio a costi accettabili e su quale è oggi il grado di resilienza del nostro sistema di vita.

Resilienza non è un termine molto conosciuto, esprime una caratteristica tipica dei sistemi naturali. E’la capacità di un certo sistema, di una certa specie, di una certa organizzazione di adattarsi ai cambiamenti, anche traumatici, che provengono dall’esterno senza degenerare e senza perdere la capacità di sopravvivere in accettabili condizioni.

Hopkins con una semplice riflessione rileva come la società industrializzata, totalmente dipendente dall’energia a basso costo, abbia una ben modesta resilienza, ossia una scarsa capacità di adattarsi a improvvise alterazioni del sistema. Che Hopkins abbia ragione è facilmente dimostrabile, pensiamo infatti a cosa potrebbe accadere se anche solo per poco tempo non avessimo a disposizione le enormi quantità di energia di cui abbiamo un costante bisogno. Viviamo tutti in uno stato di dipendenza da sistemi e organizzazioni dei quali non abbiamo alcun controllo. Nelle nostre città consumiamo gas, cibo, prodotti che percorrono migliaia di chilometri per raggiungerci, con catene di produzione e distribuzione estremamente lunghe, complesse e delicate.

E’ un sistema fragile che può facilmente essere alterato da una scarsa disponibilità di energia o dalla incapacità economica di produrla.

I progetti di Transizione mirano a creare comunità più resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali).

Le proposte e i progetti sono incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso. Prevedono processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli abitanti delle comunità. La dimensione locale non preclude però l’esistenza di altri livelli di relazione, scambio e mercato regionale, nazionale, internazionale e globale.

Nasce con Hopkins la prima città di Transizione  presto imitata da molte altre, ormai centinaia Transition Towns, che sulla spinta dei propri cittadini decidono di prendere la via della transizione.

Questo successo in tempi rapidi dimostra la validità del progetto di Hopkins. La forza della visione che contiene riesce a coinvolgere e rende le persone protagoniste e consapevoli di qualcosa di semplice che allo stesso tempo è del tutto nuovo e può veramente portare a concepire in modo diverso e più giusto il futuro di tutti.

Le tecnologie e le conoscenze che il mondo possiede dovranno essere utilizzate per rendere più resistenti al cambiamento, ma si dovrà giungere anche a un diverso modo di progettare la vita delle comunità. La crisi profonda che stiamo attraversando potrebbe trasformarsi in un’opportunità di riflessione che va colta e valorizzata.  Il movimento di Transizione è lo strumento per farlo.

All’Aquila si è formato da qualche mese, all’interno dell’associazione di promozione sociale Panta Rei, un gruppo di persone che ha iniziato un percorso di conoscenza dei modi e metodi del movimento culturale di Transizione e con questa breve nota, grazie all’Editore, si è cercato di darne una presentazione.

Se ci sarà interesse continueremo a scrivere e a raccontare con quali mezzi si muove la Transizione sperando di avere presto altre persone pronte a vivere con noi questa avventura.

Maria Rita Acone -Movimento per L’Aquila città di Transizione – Associazione di promozione sociale Panta Rei

Per approfondimenti http://ioelatransizione.wordpress.com; https://laquilaintransizione.wordpress.com;”

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